PIATTI TIPICI


LAGN E CICR
“L lagn e cicr' ”, Le lagane e ceci sono un piatto tradizionale che racconta la storia della cucina semplice e genuina. La lagane è un tipo di pasta fatta a mano, preparata con sale, farina e acqua. L’impasto viene steso a sfoglia e poi tagliato a listarelle di circa 1 cm e mezzo. I ceci devono essere messi a mollo per una notte e poi cucinati con sedano, carote, rosmarino, pepe, sale, cipolle e olio, il tutto nella pignata, un antico contenitore di terracotta che viene posizionato sulla brace per una cottura lenta. Una volta pronta, la pasta viene cotta e amalgamata con i ceci, creando un piatto ricco di sapore e tradizione, che viene servito caldo e gustoso.

CURNICIELL A CALLARIELL
Lu “Curn’ciell a Callariell” detto “oro rosso” è un piatto tipico della cucina sannicolese. Anticamente definito “maluligno” per le sue caratteristiche, infatti, si presenta come un peperone dalla buccia dura e consistente, è un peperone tondo essiccato al sole, che viene svuotato dai semi, riempito di olio d’oliva ravece e con un pizzico di sale viene messo a cuocere sulla brace e, quando l’olio inizia a bollire viene versato su una bruschetta di pane. Il peperone, successivamente, viene sfregato, strofinato sulla bruschetta, lasciando sia il colore rosso che il sapore del peperone stesso, lu “Callariell”. In particolare, il paese di San Nicola Baronia è famoso per la coltivazione e produzione di peperoni rossi, tondi, dolci, che vengono raccolti a piena maturazione. Si raccomanda una buona esposizione, anche se un sole eccessivo d’estate su alcune varietà può scottare il frutto. I semi di peperone hanno bisogno temperature elevate per germinare. Si semina nei mesi di marzo e aprile per essere pronti e quindi raccolti, tra la fine di agosto e gli inizi di settembre. Le capacità produttive dei terreni sannicolesi ricchi di sostanza organica e di acqua e, le normali condizioni climatiche, fanno del paese uno dei maggior produttori di peperoni. Non a caso, gli abitanti del paese vengono chiamati dagli abitanti dei paesi limitrofi con l’appellativo di “Cupplun”, tipica forma del peperone che richiama alla mente una minuscola “callara” (antica pentola di rame). Una volta avvenuta la raccolta, i peperoni vengono essiccati. Il processo dell’essiccazione è quasi un rituale, tramandato di generazione in generazione: i peperoni vengono depositati su teli di stoffa per tre/quattro giorni, lontano dalla luce. Poi si fa passare uno spago fine attraverso i peduncoli, in modo da formare delle ghirlande, chiamate “n’serte”: il neologismo “insertare” è infatti il termine dialettale utilizzato per quest’operazione, che nelle famiglie di contadini di solito toccava alle figlie femmine, dalle mani più fini. Esposti al sole per alcuni mesi, i peperoni perdono quasi tutta l’acqua che contengono. Ǫuando il peperone perde del peso, quindi essiccato, i peperoni sono pronti e si possono togliere dall’esposizione esterna: se tutto il procedimento ha rispettato i canoni della tradizione, saranno croccanti anche nel piatto. Che dire, il famoso “Callariello” di San Nicola Baronia, è un ineguagliabile mix di olio di ravece autoctono e peperone cotto su carboni ardenti .
PZZUTTEL CU LA MENTA
Uno dei piatti tipici di San Nicola Baronia sono le "Pzzuttell cu la menta". Per prepararle, si comincia con la preparazione di un sughetto a base di pomodoro e menta fresca: si soffrigge l'aglio con olio e peperone crusco secco. Successivamente, si aggiungono le foglioline di menta, sia fresche che essiccate, e si versa la salsa di pomodoro, facendo cuocere il tutto. Le “pzzuttell”, invece, sono rigorosamente preparate a mano con acqua, farina e sale, modellandole in forma di rombo e cuocendole al dente. Infine, si amalgama il tutto con il sugo, creando un piatto semplice ma ricco di sapore della tradizione.

PIATTI DELLA TRADIZIONE
La cucina, nelle nostre zone, era tipo "povero o contadino", ecco alcuni dei piatti tipici della tradizione che portiamo sulle nostre tavole ancora oggi :
- Casatiell e p'zzuttelle
- Cicatiell
- Cicatiell e bruocch'l '
- Laan ' (Lagne = tagliolini) con latte (il giorno dell'Ascensione)
- Laan 'con il sangue (quando si ammazza il maiale)
- Laan 'al Ragù
- Laan'e cic'r 'o fasul ' (ceci o fagioli)
- P'zzuttelle e patane
-Patan'mpr'atori ' ( Patane in purgatorio)
- Ciambottella (misto: verdure, fagiolini, zucchine, patate, pomodorini)
- Patan' e curn'ciell ' sicch '
- Patan o cipoll sott' a la cenn'r '
- Patan' e verz '
- Verz 'e fasul '
- Minestra mmmar'tat ' (cicorie/verdura e ossa di maiale, con residui di carne, cotte nella pignata )
- Tall 'e patan
- Zuppa r'p'mmaror e cipoll '
- Polenta (d'inverno)
- Fr'ttata r'ova e curniciell '
- Fr'ttata r'ova e spalc (asparagi)
- Fr'ttata r'pundarul ' (ultime raccolte di peperoni)
- Fr'ttata r'agli ' frisch
- Fr'ttata r' sangtiell ' (sangue raffermo) cu r' cipoll '
- Curniciell a callariell '
- Pollo alla cacciatora
- Pollo arrosto con patate
- Pollo arrosto ripieno
- Lepre in salmì
- Agnell a lu furn , cu r' patan
- Migliatiell ( r'agnell ')
- Bccnott (castagnacci)
- Pancetta r'agnello ripiena
- Suffritt r'maial (cu li curn'ciell a la cumpost ')
- Carn'r'puorch ' (macinata) sott'a la cenn'r '
- Frattagli'fritt ' r'agnell , r'poll o r'maial '
- Fatto con la r'tina ncoppa a la brac ' (fegato avvolto nella retina cotto sulla brace)
- Cot'ca arrut'lata nda lu dolcezza
- Cot'ca e v' rdur '/ cicori ' nda la pignat '
- Capuzzell ' r'agnell ' a lu furn 'cu r' patan '
- Baccalà a la p'rt'caregn ' (all'uso dell'aratro)
- Ciammaruchiell 'o Ciammaruch 'al sughetto rosso
- Melanzane alla parmigiana
- Pizza chiena (o di carnevale)
- Pizza cu r'fritt'l ' (frittole di maiale)
- Pizza nda lu chi'ngh ( r'gran'rini ' = di granone)
- Pizza con lui Sangh '
- Lu st'nden ' cu lu sanguinacc '(intestino ripieno di sangue e aromi)
- Formaggio (Caciocavallo impiccato)
- Cap'cuoll o pr'sutt ' (capicollo o prosciutto)
-Zazicchi ' o supr'ssata (salsiccia o sopressata )

LA ǪUARANTANA
La Quarantana è una delle tradizioni popolari più radicate a San Nicola Baronia, e segna simbolicamente il periodo di preparazione alla Pasqua, in particolare a partire dal venerdì che precede la Domenica delle Palme. Al centro di questo rito vi è una bambola di pezza, raffigurante una vecchia vestita a lutto, sospesa nella piazza del paese. La sua presenza richiama i quaranta giorni di digiuno e penitenza della Quaresima, da cui prende appunto il nome di "Quarantana". La Quarantana compare alle prime luci del Mercoledì delle Ceneri e rimane visibile fino al Sabato Santo, accompagnando simbolicamente la comunità nel cammino verso la Pasqua. È vestita di nero, in segno di lutto, con grembiule e fazzoletto in testa, e tiene tra le mani un fuso, con cui fila la lana: un modo per distrarsi dal dolore per la perdita del "marito", Carnevale, morto appena qualche giorno prima. Alla base della bambola è fissata una patata in cui sono conficcate sette penne: sei nere e una bianca. Ogni domenica di Quaresima, una penna nera viene rimossa, scandendo il passare del tempo e l’avvicinarsi della Pasqua. L’ultima penna, quella bianca, viene tolta proprio il giorno della Resurrezione di Cristo, simbolo del ritorno alla gioia e della fine delle privazioni. Con questo gesto si celebra anche la scomparsa della Quarantana, in un rito propiziatorio che conclude il ciclo penitenziale. Il significato della Quarantana si muove tra elementi pagani e cristiani. Secondo la tradizione popolare, la bambola rappresenta la vedova di Carnevale, triste e in lutto per la sua perdita. Nella lettura cristiana, invece, la Quarantana simboleggia la penitenza, la riflessione e la preghiera che accompagnano la meditazione sul dolore di Cristo. Questa tradizione, ancora viva e sentita a San Nicola Baronia, è un esempio prezioso di come il patrimonio popolare continui a tramandarsi nel tempo, mantenendo vivo il legame tra passato e presente, fede e cultura, comunità e identità.